Scritti fino al 2009

scritti successivi

AMORE MATERNO (1987)

Un amore materno, intriso d’affetto, di premure, di ansia, di tenerezza, è un amore giusto, normale, altruistico. Quando però l’amore materno diventa eccessivo, patologico, esso sfocia nell’egoismo.

Ciò succede sovente quando la donna è delusa del rapporto di coppia.

Cessato l’innamoramento, il partner diventa sovente, a torto o a ragione, un individuo senza fantasia, senza attenzioni, arido, meschino, prevedibile. Tutto il bagaglio d’amore, di attenzioni, che ogni donna porta dentro di se, finisce per non avere più una collocazione nell’ambito della coppia. A questo punto molte donne dirottano tutto intero questo bagaglio verso il figlio, soffocandolo e castrandolo.

La donna individuerà nel figlio non più un essere da amare, ma lo scopo della loro vita, lo servirà con eccessiva sollecitudine, gli risparmierà ogni incombenza e responsabilità, lo alleverà nella bambagia, e con il suo amore ossessivo, lo abituerà a credersi al centro del mondo.

Se poi il mondo lo tratterà male, sarà una tragedia, e, con queste premesse, è molto probabile che il mondo lo tratterà male.

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IMBECILLITA' (1989)

Anni or sono Longanesi pubblicò un libretto sull’imbecillità titolato Ci salveranno le vecchie zie? in cui l’autore affidava la speranza di salvezza dall’imbecillità al buon senso dell’età ed alla condizione femminile. Ma il problema dell’imbecillità è più che mai attuale; per convincersene basta osservare l’uomo di oggi pensare, scegliere, agire, decidere.

Non altrimenti si dovrebbero infatti definire se non imbecilli le attività dei naziskin, quelle mafiose e camorristiche, quelle dei gruppuscoli religiosi che si rifugiano sui monti per scampare al Giudizio, o che lasciano morire i figli perché credono che le trasfusioni siano un portato del demonio, le ideologie che spingono gli uomini a credere cecamente rendendoli sordi alle lezioni della storia e della realtà, il razzismo che vuole dividere il mondo in esseri umani di serie A e di serie B, la droga, il sottobosco politico e finanziario in cui pullulano squallidi servi dei potenti.

Anche la vita di tutti i giorni è costellata di episodi di imbecillità; è imbecille il consumista che acquisisce oggetti assolutamente inutili o superflui solo per provare la scarica di adrenalina da acquisto, l’automobilista che tenta di risolvere un ingorgo attaccandosi rabbiosamente al clacson, è imbecille il teppista, il cretinetto di destra che scrive sui muri i suoi deliranti messaggi, è imbecille chi fa la fila (e litiga) per assicurarsi l’orologio Swatch di moda, gli esibizionisti dei telefonini, sono imbecilli il Must di Cartier e la borsa di Fendi, le telenovelas , i rotocalchi con le loro storie di ex regnanti e dei loro stupidissimi rampolli, è imbecille la Barbie e l’industrialotto milanese che spende una fortuna per farsi fotografare in Kenia vicino all’elefante eroicamente abbattuto. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, non manca certo il materiale.

Non è , però, la stupidità degli stupidi quella che preoccupa di più, in quanto, come percentuale, essa non ha subito grandi fluttuazioni negli ultimi tempi. E’ la stupidità delle persone intelligenti che preoccupa per il suo dilagante aumento. Sciascia parla di intelligenti cretini: sono ormai una legione e ci insidiano da tutte le parti. Statisticamente l’imbecillità non fa questione di età; la si impara rapidamente. Forse fa questione di sesso. Credo infatti che i maschi siano più contagiati delle donne, ma non vorrei che dipendesse dal fatto che l’uomo è ancora il detentore di gran parte del potere economico e politico. Si potrà obiettare che gli esempi di imbecillità descritti , talvolta risponderebbero meglio ad altre classificazioni e cioè egoismo, boria, superficialità, fanatismo, cupidigia, ma io credo che in essi vi sia sempre un minimo comun denominatore che si veste di imbecillità. E’ difficile una diagnosi del fenomeno.

Potremmo tirare in ballo la TV che ha livellato in basso le menti ed i gusti degli italiani, od accusare l’America di averci contrabbandato, sulla scia della Coca Cola e di John Wayne, quella American way of life che tanti guasti ha prodotto alla nostra società, ma queste forse sono solo concause. Forse dovremmo rifarci alla perdita dei miti, dei punti di riferimento dei “valori” tipo Dio, Patria,Famiglia che hanno condizionato la vita della generazione post bellica che poi darà vita a tutti gli -ismi possibili ed a tutte le pratiche fisico-religiose-intellettuali che vanno dalla teosofia alla meditazione trascendentale, alle varie religioni orientali che ingrassano Guru e Santoni.

Per tentare di dare un significato alla vita ed una speranza di immortalità, non ha saputo scovare molto di più. Quasi quasi viene da pensare che, ipocrisia per ipocrisia, era meglio tenersi i nostri miti, anche se facevano acqua da tutte le parti. L’unica sarebbe fare a meno di tutto ciò, armarsi di umiltà, di onestà e di buon senso e pensare solo all’uomo, alla sua dignità, alla necessità di assicurare a tutti condizioni di vita giuste ed umane. Sembra facile, ma, in realtà è difficilissimo e così giù dosi massicce di imbecillità.

Ci salveranno le vecchie zie?

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SESSO (1990)

Il sesso è fantasia, folgorazione, urgenza, coinvolgimento; per le sue caratteristiche esso ,o è libero, o non è.
La scopata matrimoniale del sabato sera non è sesso, è pura igiene sessuale.

SOLDI (1990)

I soldi sono importanti in un solo caso, quando sono troppo pochi per vivere dignitosamente. Quando si hanno soldi sufficienti per soddisfare le esigenze primarie della vita (cibo, vestiario, casa, cure mediche, studi), e qualcosa per i piccoli extra che contribuiscono alla qualità della vita (libri, qualche spettacolo, qualche viaggio), tutto l’eccedente che fa ricchezza non solo è inutile, ma dannoso.

Perché dannoso? Perché la ricchezza rende boriosi, spocchiosi, indifferenti ai problemi altrui e porta ad allevare i figli nella convinzione di appartenere ad una casta superiore. Alcuni sono diventati ricchi perché possedevano già queste caratteristiche, altri le hanno acquisite strada facendo. Alle spalle della ricchezza c’è sempre una scia di lacrime e, talvolta, anche di sangue. Degli altri, naturalmente.

Nel migliore dei casi c’è, comunque, disonestà e comportamenti al limite dello squallore.

IPOCRISIA 1 (1991)

Volete un classico esempio di ipocrisia? L'azione si svolge in un cimitero. Un giorno una mamma vi porto' il suo bambino. Mentre lei sistemava i fiori sulla tomba di famiglia, il bambino si divertiva a leggere le lapidi piene di lodi sperticate ai vari defunti.

Dopo un po' si avvicina alla mamma e le chiese: Mamma, ma dove sono seppellite le persone cattive?

Vedi anche il post
IPOCRISIA 2 (2005)

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AMICIZIA (1991)

Avevo un amico. In realtà era una coppia, ma io avevo scelto Lui perché ritenevo la vera amicizia essere più profonda e meno inquinabile tra persone dello stesso sesso, sia perché ritenevo lui in evoluzione (per quanto lentissima), mentre lei, la moglie, la ritenevo in una involuzione irreversibile. Lui è intelligente, educato, discreto, proveniente da una famiglia modesta, madre piccola casalinga, padre cameriere. Ha sette anni meno di me, e frequenta molto presto un collegio militare (forse per fuggire da un ambiente familiare senza calore e prospettive) e poi approda all’ Accademia Aeronautica. Sempre il primo del Corso, diventa un brillante ufficiale pilota.

A questo punto inizia ad apparire il lato edonistico del suo carattere. Compatibilmente con le non astronomiche retribuzioni, Lui si dedica completamente a se stesso; i migliori locali, le donne, il Casinò come seconda casa, l’eleganza. Sembra che, invece di crescere nell’ambiente suo, sia cresciuto in casa di Lord Brummel. Dopo anni di edonismo e di sregolatezze, ecco la moglie. Straniera, bella donna, per me difficilmente decifrabile, formano una coppia di totale monogamia, e, man mano che passano gli anni, si rinchiudono sempre di più nel loro Quadrato di Villafranca: la casa.

Loro due ne occupano gli angoli principali, i due figli gli altri angoli, ed ogni fremito della loro vita viene completamente dedicato al miglioramento del loro benessere. La casa diventa un cantiere permanente, perché la tinta di alcune mattonelle non viene mai indovinata nella tonalità “giusta”, perché i pareri non sono mai concordi nella scelta del pavimento, delle tende, dei tappeti. La scelta del ferro da stiro richiede alcuni mesi di ricerche e continui stress, la scelta della seconda (pardon, terza) macchina, viene rimandata perché non c’è l’accordo sulla tappezzeria interna, mentre l’acquisto dell’ asciuga biancheria procura scariche di adrenalina per mesi.

E’ tutto un viaggiare per il mondo visto come un immenso supermercato pieno di merci allettanti. E gli amici? Gli amici, in realtà dei conoscenti, vengono accettati come un corollario della loro qualità di vita, sempre che si muovano loro (amano giocare in casa con le loro sigarette, il loro Whisky, la loro mega TV e le meraviglie del loro impianto stereo). Loro, infatti, vanno in visita solo dietro specifico invito a cena.

E’ bene, altresì, che gli amici, prima di andare a casa loro, si assicurino con un colpo di telefono, non tanto della loro presenza, quanto della loro disponibilità. Infatti, una eventuale intrusione in un momento di orgasmi intellettuali, dati da una musica o dalle pagine di un libro, provocherebbe una interruzione di godimento non compensata a sufficienza dalla presenza dell’amico. Voltaire mi aveva messo in guardia (vedi Dizionario Filosofico alla voce Amicizia), ma io ero sicuro di riuscire nel mio intento di avere un vero amico. Perciò ho atteso per anni una passeggiata in bicicletta con Lui (non era mai il momento giusto e poi non era possibile un appuntamento perché lui non poteva sapere, se non all’ultimissimo momento, se avrebbe gradito o no la passeggiata).

Per anni mi sono quasi umiliato nel proporre la nostra presenza dopo cena a casa loro (il viceversa non era previsto), facendo i conti con il cordone sanitario alzato attorno a lui dalla moglie (sai, non ha ancora recuperato completamente il sonno, oppure... stanotte ha dato due colpi di tosse, non vorrei che...). Speravo nella pensione (sua, io ci sono da anni), ma le occasioni di incontro sono ancora diminuite, lui è completamente preso dalla necessità di investire al meglio il capitale, affinchè il loro benessere non subisca la minima flessione.

Ora, però, ho gettato la spugna. Mi arrendo. Declasserò a conoscenza quella che ritenevo una possibile amicizia. Evidentemente aveva ragione Voltaire:... l’amicizia è un tacito contratto tra due persone sensibili e virtuose...cosa che la pone fuori dalla mia portata.

Che cosa dirò a lui? Lui si stupirebbe se io gli dicessi che non ha amici, ma solo conoscenti che la vita lo ha portato a frequentare per un certo tempo. Lui, in realtà, non ha bisogno di amici nel senso che io do alla parola: il suo quadrato di Villafranca sembra funzionare a meraviglia, il mondo può pure premere alla porta, ma Lui ha provveduto a rinforzarla, e poi c’è sempre la moglie che fa buona guardia tappando tutti gli spiragli. Ovviamente è un bluff, ma Lui non da segno di accorgersene (o lo fa per vivere tranquillo?).

Nel dubbio, mentre i passeggeri del Titanic continuano a ballare, l’unica vittima del disastro sembra essere il sottoscritto con le sue aspettative deluse.

PAURA (1993)

La paura è, forse, una delle sensazioni più comuni che possa provare l’essere umano. Si può dire che l’uomo imposti la sua esistenza nel tentativo di esorcizzare le proprie paure. La prima grande paura l’uomo la prova al momento della nascita. Il bambino è abituato a vivere nel ventre materno; li è al sicuro, al caldo, nutrito e protetto, e sta nel liquido amniotico come un pesciolino in acque tranquille.

Poi, in pochi minuti, ecco che tutto cambia, ecco l’esordio sul palcoscenico della vita. Il bambino non è più protetto dalle malattie, dal freddo, dalla fame. Dipende, per sopravvivere, da chi ha attorno, e se è deforme, o anche solo figlio della colpa, può finire in un cassonetto dei rifiuti.

Il sogno ricorrente di molti (di tutti?) e cioè la spiacevolissima sensazione di cadere nel vuoto, è un residuo del trauma della nascita. Da quel momento in poi, è tutto un susseguirsi di paure. Paura di essere abbandonato, paura di perdere gli affetti, la sicurezza economica, paura degli esami, paura di perdere la bellezza, la giovinezza che se ne va, paura di perdere il prestigio sociale, il lavoro, paura della vecchiaia, della morte,della povertà, della violenza.

Gran parte delle pulsioni umane derivano dai tentativi di esorcizzare le proprie paure. Ognuno sceglie la sua strada: chi si dedica alla fede, chi cerca la sicurezza nella carriera, chi si da a frenetiche attività sessuali, chi cerca di essere, chi si accontenta di avere, di apparire, chi si chiude in un guscio, chi si dedica al suo orticello, chi privilegia la cultura, chi attende che finisca a nuttata. Le differenze comportamentali tra gli esseri umani sono quasi tutte qui, nelle azioni che intraprenderanno per esorcizzare le proprie paure.

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BELLEZZA (1993)

La bellezza, intesa come aderenza a stereotipi, o, comunque, fine a se stessa, senza un’interna passione, non mi ha mai interessato molto. Ad esempio ho sempre preferito la bellezza delle figure di Michelangelo a quella di Raffaello, ma non sono mai riuscito a concretizzare in parole o concetti questa mia preferenza.

Leggendo La parola salvata di Elias Canetti, ho avuto subito chiaro il perché. Dice infatti Canetti:
la bellezza che è soltanto bellezza, mi pare vuota. Raffaello mi dice poco, ma la bellezza che porta un fardello, gravata da una passione, da una infelicità, da tetri presentimenti, mi attrae e mi incanta.
Mi pare che quando la bellezza deve confrontarsi con l’infelicità, quasi a sopportare il peso di una grande angoscia, e solo se in ciò non si consuma, ma anzi mantiene intatta ed indomita la propria forza, solo allora abbia il diritto di chiamarsi bellezza.

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MINORANZE ETNICHE (1995)

Nella storia dell’umanità sono sempre esistite le minoranze etniche, e cioè quelle sacche di persone che, omogenee in quanto ad etnia, lingua, usi e costumi, a seguito di guerre, paci, spartizioni di territori, si sono ritrovate a contatto di lingue, usi e costumi diversi dai propri. Ciò è avvenuto sovente a causa degli eventi storici degli ultimi due secoli. In alcuni casi queste minoranze hanno ottenuto una buona autonomia e sono riuscite ad inserirsi nelle nuove Nazioni.

Nella maggioranza dei casi, però, la convivenza è conflittuale e si arriva anche alle persecuzioni ed al genocidio.
E’il caso dei Curdi divisi tra 4 nazioni ed in lotta perenne per affermare il diritto ad essere una Nazione, come i palestinesi e gli irlandesi annessi alla G.B. Molto meno drammatico è il caso, in Italia, dei sud tirolesi e dei valdostani di lingua francese. Queste due regioni, proprio per salvaguardare le loro particolarità, sono a regime speciale e sono rappresentate dalla Sud Tirolen Volkspartei e dalla Union Valdotaine.

In questo caso parliamo di due minoranze privilegiate che, paradossalmente, agiscono da posizioni di forza. Infatti il governo italiano, pur di trattenere con ogni mezzo questi popoli di confine, sgancia 11.000 miliardi all’anno e si assoggetta alle peggiori umiliazioni. Come dice Vertone sul “Venerdì”, queste popolazioni stanno benissimo in Italia dove hanno un reddito nettamente superiore ai tirolesi austriaci e ricattano i nostri governi chiamandosi continuamente “fuori” per stare “dentro” alle migliori condizioni. Così facendo, sputando nel piatto dove mangiano, vengono tanto più lautamente pagate quanto più alto è il loro disprezzo per noi.

Allora, proprio per rispetto alla tragica situazione di molte minoranze, perché non aprire la gabbia dorata e lasciarli volare via? E’ vero che non hanno alcuna voglia di andarsene, ma è arrivato il momento di far sapere a tutti che chi vorrà restare in Italia, dovrà rassegnarsi a rimanerci gratis. Come noi.

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DESTRA (1996)

Ho notato che, quando in politica si parla di Sinistra, quasi tutti hanno le idee abbastanza chiare su che cosa è e chi rappresenta (siano essi fautori o detrattori), mentre non si hanno (io per primo) le idee molto chiare sul significato di destra.

Non so che cosa fate voi quando non avete le idee chiare sul significato di una parola: io ricorro al dizionario, cosa che ho fatto anche in questa occasione.

Il dizionario enciclopedico Grolier, alla voce Destra, recita:nel Parlamento, i settori a destra del seggio Presidenziale, occupato tradizionalmente dai partiti conservatori, nazionalisti e reazionari... Mi sembra che per capire meglio che cosa è la destra e se è una cosa buona o no, dovrò ricorrere ancora al Grolier per le voci conservatore, nazionalista e reazionario.

Conservatore: contrario ad ogni mutamento delle istituzioni politiche, sociali e religiose trasmesse dalla tradizione. Non mi sembra un termine molto positivo, anzi, però ne abbiamo ancora due da esaminare.

Nazionalista: seguace di tendenza ideologica e politica che si sviluppa in Europa alla fine del secolo XIX° come esasperazione del concetto di nazionalità; si accompagna a concezioni conservatrici ed autoritarie (antiliberali,antisociali) ed ha come manifestazioni estreme l’imperialismo ed il razzismo.
In Italia l’A.N.I.(Associazione Nazionalista Italiana) fu fondata nel 1910 e nel 1923 si fuse con il fascismo. Ahimè, di male in peggio, ma vedrete che l’ultima voce riabiliterà il concetto di destra.

Reazionario: di chi ,in politica, tende alla reazione, avversando i movimenti liberali o progressisti.
Che cosa vi avevo detto? Se le voci liberale e progressista contengono ed esprimono concetti negativi, la destra fa benissimo ad avversarli. Ricorro ancora al Grolier.

Liberale: fautore di libertà, ad iniziare dalla rivoluzione francese; fautore della libertà d’Italia durante il Risorgimento; che sostiene principi di libertà politica ed economica.
Accidenti, con tutta la buona volontà non riesco a vederlo come un termine negativo, anzi...

Ma vediamo ancora: progressista: fautore del progresso e seguace di partito politico che si propone di accelerare il progresso sociale (opposto a moderato).
Anche questo è un termine che mi sembra molto nobile e non capisco come la destra possa avversarlo. Mah, a me questa destra non fa niente bene.

Chissà se, cambiando vocabolario...

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DONNA (1996)

Esistono donne che nascono con braccia di madre e donne che nascono con braccia d’amante.

Istintivamente sono più attratto dalle seconde, perché una donna che nasce con braccia da amante, all’occorrenza potrebbe anche essere una buona madre, mentre una donna che nasce con braccia di madre, raramente può essere amante; privilegerà sempre il rapporto con il figlio rispetto a quello con il partner.

Vedi AMORE MATERNO (1987) e DISCORSO TARDIVO SULLA DONNA (2009)

PASOLINI (e divagazioni, 1996)

Pasolini scrisse nel 1964: ...occorre con urgenza una rabbia intellettuale con cui opporsi alle minacce della cultura di massa, dell’industrializzazione totale, del benessere che dà egoismo, stupidità, incultura, e che allo stesso tempo serva a combattere il conformismo che rende servili.

Trentaquattro anni fa quel grande intellettuale laico ci aveva già messi in guardia da una serie di pericoli che ci minacciavano. Non lo abbiamo ascoltato, forse perché siamo ignoranti, forse perché era omosessuale o forse perché era scomodo ascoltarlo, cosa che ci avrebbe obbligati a pensare, a prendere decisioni difficili, ad orientare diversamente la nostra vita. Abbiamo, invece, seguito la strada più ovvia e più semplice, così la cultura di massa ci ha travolti, l’industrializzazione totale ci ha portati a distruggere ed avvelenare il Pianeta affinchè una minoranza dei suoi abitanti potesse vivere un benessere in gran parte inutile e stupido, contemporaneamente colpa e conseguenza del nostro egoismo e della nostra incultura.

Io sono un ritardatario di natura, ritardatario per lentezze e lacune intellettuali e culturali. Ho vissuto sino ai quarant’anni in un mondo ovattato, avulso dai reali problemi della gente. Quando mi sono immerso nella realtà di questo mondo, mi sono istintivamente schierato dalla parte di chi cercava di vivere in una società più giusta, dove il pubblico avesse la prevalenza sul privato, dove tutti avessero eguali diritti all’istruzione, al lavoro, alla salute, dove il motto di Don Milani e dei giovani migliori, I care, me ne importa, prevalesse sullo squallido me ne frego fascista. Da allora ho dedicato tutto il mio tempo libero alla realizzazione ed alla gestione del Centro Sociale di Casalpalocco (centro in cui risiedo) ed in cui lavoro tutt’ora in coerenza con la mia convinzione che per migliorare questa società occorre che le persone vivano più insieme, crescano, collaborino, leggano, partecipino. Impresa, in realtà molto difficile in un quartiere dove i partiti dominanti sono stati la DC e l’MSI, e dove i residenti si distinguono per la quasi totale indifferenza alla socialità.

Negli ultimi anni mi sono accorto (era ora, direte voi, ma non avete idea di quanti facciano finta per convenienza di non accorgersene neppure adesso) , mi sono accorto, dicevo, di quanta ipocrisia e cinismo metta il 10% della umanità ricca che si spartisce l’87% delle ricchezze mondiali, nel gestire il mondo secondo il metronomo del proprio interesse.
La nazione che è più attiva nel difendere ed aumentare il proprio benessere (che in molti casi arriva all’assurdo ed al ridicolo) è l’America, la quale riesce pure ad accreditare un’immagine di se di alta democraticità e di difesa della pace e della giustizia mondiali.
Credevate forse che l’intervento americano in Corea, in Vietnam, i pesanti interventi in America Latina, la demonizzazione di Gheddafi, di Fidel Castro, di Saddam Hussein, fossero crociate per difendere dai cattivi la pace e la democrazia nel mondo?
L’America va d’accordo solo con quegli alleati che accettano supinamente la sua leadership e che non mettono mai in discussione l’irrinunciabile benessere da lei raggiunto.
Perché in Italia abbiamo avuto quasi 50 anni di D.C.? Perché l’America ha preteso la stabilità in questa importante area europea in cambio degli aiuti per la ricostruzione, ed in americano stabilità vuol dire difesa al limite del cinismo, (ed oltre) degli interessi USA.

Saddam era un alleato degli americani, poi ha cercato un minimo di indipendenza e di far fruttare di più la sua materia prima, il petrolio, cosa che ha spinto l’America ad aggredirlo e ad imporre a tutto l’occidente un embargo che sta uccidendo migliaia di irakeni, specie bambini che non possono essere curati. Saddam è certamente un fanatico, ma non so chi tra lui ed il Presidente americano, fantoccio nelle mani di lobbies e di multinazionali, siano più pericolosi. Ho letto ultimamente un brano che mi ha colpito. Dice ...In qualche silenzioso ufficio di Francoforte o di New York, arredato con lusso e buon gusto, eleganti signori dai modi cortesi stanno decidendo con grande calma quanti e quali uomini, donne, bambini dovranno morire con sofferenze per assicurare il loro (ed il nostro) benessere. Non sono persone cattive. E’ il 'sistema' che e' fatto così...e’ facile nascondersi dietro al sistema quasi considerandolo una conseguenza dell’ineluttabile. Nessuno così si sente responsabile. Come è ineluttabile la corsa agli armamenti che semina il mondo di armi tradizionali, nucleari, chimiche, di mine antiuomo. Meglio non avere di questi pensieri, tanto non possiamo farci nulla. Per esorcizzarli basta accendere la TV su Domenica in o su Ok, il prezzo è giusto, o, se sentiamo un urgente bisogno di cultura, su Maurizio Costanzo Show. Così, se non altro, passeremo a nuttata.

MOZART (1998)

Nell’ambito della mia quasi totale ignoranza musicale, mi è successo di apprezzare molto Mozart e non nella stessa misura Beethoven, il grandissimo Beethoven. Nelle conversazioni di quando ero più giovane e più rispettoso delle convenienze, evitavo di affermare questa mia predilezione per non fare la figura dell’ignorante. Recentemente ho letto in una biografia di Einstein una lettera scrittagli da uno studente in cui questi gli chiedeva il perché della sua predilezione per Mozart nei confronti di Beethoven.

La risposta fu perchè Beethoven lo ammiro, Mozart lo amo.
Semplice, no?

Perché non sono nato un genio anch’io?

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COERENZA (2000)

Una certa dose di coerenza è una dote indispensabile all’essere umano valido. Direi però che questa non sia la dote principale che si possa richiedere all’uomo di genio o all’uomo politico. Giotto, ad esempio, non era un modello di coerenza, ma era un grandissimo innovatore che ha rivoluzionato la storia della pittura. Penso che noi lo dovremmo apprezzare più per i grandissimi capolavori che ci ha lasciati che non per le sue doti morali ed umane.

Ci sono scrittori, storici, filosofi , che ci hanno lasciato capolavori immortali tali da influenzare la storia dell’umanità, ma che nella vita privata e sociale non erano certo campioni di coerenza. Fatti loro, mi viene da dire, noi ci teniamo i capolavori. In politica, poi, non si chiedono uomini coerenti e virtuosi, bensì capaci, non azioni morali, bensì convenienti. La grande azione compiuta da Cavour, richiedeva dei procedimenti che, nella vita privata, sarebbero parsi delittuosi, ma che, come atti politici sfuggono ad apprezzamenti morali. Naturalmente, però, al mio amico, perdonerei molto meno in fatto di coerenza.

VATICANO (2000)

Tra le motivazioni che hanno ritardato l’unità d’Italia ed hanno impedito allo Stato italiano di avere piena dignità in quanto Stato sovrano, c’è l’ingombrante presenza sul suolo nazionale di un minuscolo stato nemico: Il Vaticano.

Sembra eccessivo parlare di Stato nemico, ma, affermandolo, non si è molto lontani dalla verità. Ora, se esaminiamo gli inizi del Cristianesimo, vediamo che, per i primi 4 secoli, si è trattato di una religione intessuta di interiorità, di speranza, in grado di dare una risposta convincente alle esigenze di spiritualità della gente. Poi è iniziata la burocratizzazione, la creazione, con il Papato, di una struttura verticistica e si è passati rapidamente dalla chiesa povera, tutta incentrata sulla parola di Cristo, ad una Chiesa mondanamente trionfante, potente, secolare, che ingaggia una lotta non sempre incruenta con i poteri degli Stati. Partendo da Costantino ed attraverso Agostino, Gregorio VII°, Innocenzo III°, Bonifacio VIII°, la Chiesa diventa tanto potente da dominare, non solo le coscienze, ma le menti, i corpi, le attività umane della gente e delle Istituzioni che le genti si sono date.

Da allora tutti i tentativi di tornare alla semplicità, alla purezza del messaggio originale, sono stati frustati. Attraverso le vergogne delle Crociate, dell’Inquisizione, della intolleranza verso le altre religioni, la Chiesa ha intrapreso una scalata al potere, non per migliorare, umanizzare, moralizzare le strutture laiche delle varie epoche, ma per sostituirsi ad esse nel dominio del mondo, sempre dalla parte dei ricchi, dei potenti, sempre dalla parte dei tiranni (fossero essi sovrani assoluti, Borboni, dittatori quali Mussolini, Hitler, Franco, Salazar, Pinochet ecc...). l’Italia, ospitando in Roma il centro della Cristianità, ha subito, più di ogni altra Nazione, il ritardo politico- culturale impostole dai vertici Vaticani.

La Chiesa è tanto più influente quando (e quanto) lo Stato è debole; in questo momento lo Stato italiano è debolissimo e la Chiesa è trionfante sino alla tracotanza. Ne fanno testo le umiliazioni imposte a Bassolino con il bacio alla teca contenente il sangue di S. Gennaro, il silenzio della Magistratura sul caso Giordano, lo spettacolo indecoroso del Governo (ed opposizione) schierati in Piazza S. Pietro ad applaudire le bacchettate che il Papa dava loro a proposito del finanziamento pubblico delle scuole private cattoliche, altra vergogna per la quale si sono avute pesantissime intromissioni da parte della Chiesa Cattolica nelle leggi che lo Stato liberamente e democraticamente si è dato (art. 33 della Costituzione). Il Papa, durante uno dei suoi viaggi all’estero, ha chiesto dall’India che cessino le persecuzioni contro la Chiesa Cattolica. Sarei felice che ciò avvenisse, ma sarei ancora più contento se cessassero le intromissioni del Vaticano negli affari interni dell’Italia e degli italiani.

A proposito, questo Papa, che ha beatificato e santificato una quantità enorme di cattolici più di tutti i Papi che lo hanno preceduto messi insieme ..(beate le Nazioni che possono fare a meno di Santi e di Eroi!), e che nel corso del suo pontificato ha gettato le basi della sua stessa elevazione agli altari identificandosi con la Chiesa, ha in serbo un’altra chicca: la Beatificazione di Pio IX°. Ultimo schiaffo alla laicità, visto che PIO IX° fu un ostinato avversario dell’Unità degli italiani, della modernità, della libertà di coscienza e della ricerca della verità, che consolidò il sistema assolutistico della Chiesa e compì azioni antisemite. In un futuro non lontano, passando attraverso la requisizione delle scuole per il Giubileo, ci ritroveremo con i sacramenti obbligatori, con le immagini religiose sulle banconote e con il Cardinale Ruini Presidente del Consiglio.

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PROBLEMI DI DROGA (ANNI 1960-2000)

I giovani nati nel dopoguerra, iniziarono già negli anni sessanta a mostrare disagio nei confronti di una società che privilegiava l’avere nei confronti dell’essere, e che tendeva a vivere i rapporti umani in chiave conformistica. Tale disagio si fece più acuto negli anni 70/75, anni in cui, di fronte al “no”degli adulti alle richieste dei giovani volte a favorire il colloquio, l’aggregazione, le libertà individuali, fece la prima comparsa la droga.
I giovani avrebbero voluto socializzare, invitare a casa amici ed amiche, magari per starsene un po’ tranquilli con la ragazza od il ragazzo senza doversi dare appuntamentI al cinema o ai giardinetti, ma , per un’ipocrita senso di perbenismo (chissà cosa farebbero in camera loro, chissà cosa direbbero vicini e conoscenti), gli amici e le amiche non vengono accettati.

Ho detto che fece la sua prima comparsa la droga, droga come fenomeno aggregante, da consumarsi in comune per socializzare, droga per lo più “ leggera”, fumo, hascish, o, al più, LSD.
Gli psicologi, questi anni, li hanno chiamati i giovani avanti.
Seguirono gli anni 75/80 in cui i contrasti con il mondo degli adulti si acuirono sino ad arrivare ad una vera e propria spaccatura. I genitori diventarono dei nemici ed i giovani iniziarono, alcuni l’esperimento delle Comuni, altri l’uso di eroina come processo di autodistruzione.
Sono gli anni dei giovani contro.

Negli anni 80/85, la droga diventa un fenomeno di massa. Nell’impossibilità di vincere la battaglia contro il consumismo, i giovani entrano anche loro nel mercato, riservandosi però la scelta del prodotto da consumare: la droga.
In questi anni, tutti i giovani, di tutte le classi sociali, sono soggetti a rischio. Ostentano l’eroina quasi come un tragico status symbol, da contrapporre a quelli della società capitalista. Di fronte a questo fenomeno di massa, gli adulti iniziano a preoccuparsi (in quanto ne vengono pesantemente coinvolti).
Ecco che nascono i SERT, nascono le Comunità ed i Centri di ascolto. Anche il governo inizia a rivolgere un po’ più di attenzione al problema, sia pure in modo del tutto inadeguato. Sono gli anni dei giovani massa.

Nel quinquennio 1985/1990, che potremmo definire dei giovani ponte, si inizia un tentativo di colloquio tra giovani ed adulti. Gli adulti cominciano a capire che il malessere denunciato dai giovani è qualcosa di molto diffuso e di molto serio, per cui il tentativo di capirne i perché, già iniziato precedentemente, si fa qualitativamente e quantitativamente piu' profondo, anche perché i genitori cominciano ad appartenere alla generazione post bellica, che fu la prima ad avvertire il malessere ed a vivere problemi esistenziali.

Negli anni 90 i giovani appaiono disorientati. La grande contestazione, la rabbia, lo scontro frontale con gli adulti, sembra ormai cosa del passato. Si ritorna all’obbedienza attraverso un nuovo conformismo, l’indifferenza, la passività, l’opportunismo, il teppismo. Alcune frange, infatti, sfogano la paura con la violenza ed il razzismo, ma si va anche riscoprendo il valore dell’amore e dell’amicizia.
Per quanto riguarda la droga, si inizia a notare un’ inversione di tendenza e diminuisce l’uso di eroina, tendenza che si fa ancora più decisa verso fine secolo. Chi si buca in questo periodo, non lo fa più potendo contare sulla connivenza ed il sostegno del Clan. Per molti giovani bucarsi non è più in. Ecco che compare la figura del poli-tossicodipendente, che assume droghe diverse per ogni evento della giornata: cocaina per fare l’amore, crack per sballarsi in discoteca, extasy per vivere alla grande il derby del calcio.
Molti di questi giovani, dal momento che non si bucano più, non hanno nemmeno più la sensazione di essere tossici. Ma la poli-tossicodipendenza è pericolosissima, anche perché il giovane impiega molto più tempo ad arrivare a situazioni di degrado tali da spingerlo verso il ricupero (vedi piu' avanti Comunita').

Una cosa è certa: la protesta, la rabbia, la sfida, le motivazioni socio-ideologiche che conducevano all’assunzione di droghe negli anni a cavallo dei due secoli, non esistono più. Le droghe stanno diventando sempre di più un consumo e basta.

Ma parliamo un po’ di Comunità che hanno avuto grande importanza negli ultimi anni del secolo scorso. Accennerò ad una per tutte, quella di Don Picchi (1930-2010), un sacerdote illuminato, che è stato molto importante per Anna e per me che, con tre figli su sei coinvolti, abbiamo avuto, inizialmente, l’intelligenza e la modestia di rivolgerci a chi ne sapeva molto più di noi, assolutamente ignari del problema.

Il grande Don Picchi, cominciò andando a ricuperare i tossici che bivaccavano alla stazione Termini, cercando di risolverne i problemi di disagio giovanile e famigliare e si dedicherà poi con il suo CEIS (Centro italiano di Solidarietà), particolarmente ai problemi di tossico-dipendenza. La sua Comunità, come molte altre, riuscirà a far uscire i ragazzi dalla droga facendo intervenire anche i loro genitori, perché , altrimenti, ove e quando la famiglia si fosse ricostruita, si sarebbero potuti riproporre gli stessi problemi. Ora un ragazzo/a che frequenta la Comunita', può ottenere come risultato minimo quello di non drogarsi più (e non è poco), rimanendo, pero', a livello culturale, caratteriale e di scelte, poco meglio di quello di prima. Ma un ragazzo/a che la frequenti bene, si mettera' tanto in discussione che nella vita avra' una marcia in più degli altri.

Nel CEIS, Anna aveva un incarico nella accoglienza, mentre io avevo la responsabilità di organizzare un gruppo di genitori. Non so (spero) di essere stato utile a loro, ma certamente loro sono stati utili a me. E’ stata una grande esperienza. Io non sono credente, ma ho ammirato il grande Don Picchi. Eravamo coevi, conterranei, alti eguali, ci somigliavamo anche... qualche volta mi hanno scambiato per lui... ma, purtroppo per me, i lati comuni finivano qui...

Non mi interessa chiedermi se Don Picchi, (ed alcuni altri come lui), sia stato un grande prete, ma certamente è stato (sono stati) grandi uomini che hanno dato una possibilita' di vita migliore a migliaia di ragazzi ed alle loro famiglie.

nota: queste righe nascono dalla rielaborazione dei miei appunti del tempo, che ho ritrovato in questi giorni.

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GIUSTIZIA INFINITA (2001)

Novembre 2001 - Sono passati più di due mesi dall’undici settembre. La guerra in Afghanistan è in pieno svolgimento. Il mondo occidentale è, quasi al completo, per gli Stati Uniti.

In Italia ( Sicilia) ci sono state le elezioni regionali: un plebiscito per la destra e per Berlusconi. Non e' stato sufficiente un orrendo inizio di legistratura con un governo che si è rimangiato quasi tutte le promesse elettorali, che ha approvato leggi ad personam per permettere al suo capo (e relativo entourage) squallori a livello internazionale che avrebbero dovuto far aprire gli occhi agli italiani. Abbiamo chiesto l’elemosina per l’intervento delle nostre forze (?) armate a chi amministra la giustizia nel mondo: concesso, sia pure con fastidio ed a patto di non intralciare chi sta lavorando seriamente. Intanto i mass-media stanno depistando ed ingannando l’opinione pubblica.

Sono pochissime ed inascoltate le voci fuori dal coro. Pochissimi sanno come stanno veramente le cose. Ci stanno facendo vedere le donne afgane che, finalmente, buttano alle ortiche il Chador. Falso, si mettevano il Chador molto prima dell’arrivo dei talebani; il Chador fa parte della loro cultura e non se lo toglieranno prima di una crescita personale e collettiva. Ci stanno facendo vedere gli uomini che, finalmente, si possono tagliare la barba. Falso. Tutti gli afgani hanno sempre portato la barba e dalla sua foggia e lunghezza se ne può dedurre la loro etnia ed il loro ceto sociale.

Ci fanno credere che ci sia il fanatico Bin Laden dietro tutti i terrorismi, perciò, ucciso Bin Laden, ucciso il terrorismo. Falso. E poi perché ucciso? All’inizio si diceva: Vivo o morto, come nella migliore tradizione del West. Perche ora lo vogliono solo “morto”? Semplice, perché temono quanto potrebbe dire in un possibile processo. Credere infatti che Bin Laden, da solo, da una caverna in quella nazione da età della pietra che non ha luce elettrica,né telefono, né strade, abbia potuto organizzare un attacco che ha richiesto almeno cinque anni di preparazione ed una raffinatissima tecnologia, sarebbe un insulto alla intelligenza di chiunque non sia completamente succubo di fonti di informazioni corrotte, di parte, nel migliore dei casi ipocrite.

La verità è che gli USA (l’Occidente) è in recessione. Il modello capitalista dell’aumento indiscriminato dei consumi, dell’usa e getta, dell’aumento esponenziale del benessere per pochi, dell’avvelenamento del pianeta con enormi quantità di rifiuti, sta presentando dei conti che nemmeno gli USA sono più in grado di pagare. Gli USA potrebbero continuare ancora un po’ su questa strada solo a fronte di una loro leadership mondiale totale, solo se tutto il mondo collaborerà a mantenere inalterato il loro irrinunciabile benessere. Così si dovrà sempre di più punire i cattivi (quelli che non ci stanno), ieri Fidel Castro, Gheddafi, oggi i talebani domani ancora Saddam Hussein, ma ne spunteranno sempre di nuovi e così mezzo mondo verrà coinvolto.

Nessuno ci ha detto, attraverso i giornali o la TV, che l’11 settembre, oltre le 3000 vittime per cui l’America guida la crociata contro il Male, sono morti, come ogni giorno che Dio (?) manda in terra, oltre 3.500 bambini nei paesi più poveri del mondo. Chi ci ha fatto notare che per questi 3.500 bambini che muoiono ogni giorno di fame, di sete, di malnutrizione, di malattie, non c’è mai stata e non ci sarà mai nessuna edizione speciale di TG, né articoli sulla stampa, nè messaggi di presidenti, nè convocazioni di unità di crisi, nè manifestazioni di solidarietà, nè mobilitazioni di eserciti, né minuti di silenzio negli stadi, né semplice indignazione morale? Ora, la politica estera USA, sino alla seconda guerra mondiale, è stata, come tutte, volta a difendere i propri interessi, interessi che però, sovente, hanno coinciso con gli interessi europei e mondiali e che hanno comportato decise prese di posizione in favore della libertà e contro i totalitarismi.

Dopo la seconda guerra mondiale, però, tutto è cambiato e la politica estera USA è diventata una politica di ingerenza, di dominio, di aggressione, anche dopo la caduta del comunismo. Naturalmente l’opinione pubblica americana, tradizionalmente ignorante, non sa quasi nulla di tutto ciò e così i capi USA hanno buon gioco ad agitare le bandiere “Stars & Stripes” ed a fare appello ai più nobili sentimenti degli americani, convincendoli che tutto va bene e che, sconfitti i cattivi, tutto tornerà come prima. Solo pochissimi sanno, o temono, che lo scenario futuro sarà quello di un ritorno ad un medio evo barbarico. Noi italiani, nel frattempo, continueremo a votare Berlusconi ed a lasciare Previti a piede libero.

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GUERRA INFINITA (2001)

All’indomani dell’11 settembre 2001, Bush annunciò la prevedibile ritorsione con il nome di “Giustizia infinita”. Poi, accortosi di aver fatto ridere (ammesso che si potesse ridere in quei giorni) tutto il mondo ancora non rassegnato all’egemonia dell’Impero, ne cambiò il nome in “Guerra infinita”, proseguendo così la guerra iniziata in Corea e Vietnam e poi continuata in Asia, Medio oriente, Sud America. Ora, per fare la guerra , occorrono nemici, ma il problema è facilmente risolto; se, per definizione di Bush, l’America e l’Occidente incarnano il Bene, gli altri, quelli che mettono in discussione l’irrinunciabile benessere americano,sono il Male.

Solo che i soggetti, siano essi persone fisiche o Stati, transitano dal bene al male e viceversa, secondo le esigenze congiunturali dell’Impero. Von Braun era cattivo quando inventò i missili V2, ma diventò buono quando passò al servizio degli USA. Stalin era buono durante la seconda guerra mondiale, ma dopo, quando si mise a comandare l’impero del male, divenne cattivo. Saddam Hussein era buono quando, sponsorizzato dagli USA, impiegò le armi chimiche contro iraniani e curdi; divenne cattivo quando gli USA (che avevano appena invaso Panama), invasero l’Irak perché l’Irak aveva appena invaso il Kuwait. Guarda caso, di questa guerra contro il Male se ne occupo' Bush padre, che con lo spirito compassionevole ed umanitario che caratterizza la famiglia, uccise 100.000 irakeni in maggioranza civili ed iniziò poi l’embargo che uccise nel tempo decine di migliaia di bambini.

Poi il Male è stato impersonato da Osama Bin Laden cui la CIA aveva insegnato tutto quello che sa in materia di anti-terrorismo. Infatti Bin Laden, amato ed armato dal governo USA, era uno dei principali “guerrieri della libertà” contro il comunismo nell’Afghanistan. Bush padre era il vice di Reagan quando questi guerrieri della liberta' vennero definiti l’equivalente morale dei padri fondatori dell’America. Ricordate Rambo 3? Gli afgani mussulmani erano i buoni. Ora sono cattivissimi. Ci si giustifica dicendo che occorre debellare il terrorismo; esiste però, oltre al terrorismo, il suo uso politico.

Per combattere il terrorismo, non occorrono reazioni isteriche, non serve restituire decuplicato colpo su colpo. Serve, innanzitutto, chiedersi il perché e capire che questo terrorismo è una conseguenza del fatto che 800 milioni di occidentali dispongono dell’ 87% del reddito mondiale e che quindi esistono al mondo enormi sacche di miseria, di degrado, di aspettative di vita molto scarse quantitativamente e qualitativamente, per cui vivere in queste condizioni è già un po’ morire (il tutto peggiorato, ovviamente, dal fanatismo religioso).

Per combattere questo tipo di terrorismo non servono armi, ma solo la convinzione, cui far seguire i fatti, che nel processo di globalizzazione occorre introdurre, oltre a quello economico, altri criteri quali l’emancipazione dei popoli, il loro acculturamento, l’acqua, il cibo e le medicine per la loro sete, fame e malattie e, insomma, un po’ di futuro per chi non ne vede alle condizione poste da noi occidentali. Ma c’è un uso politico che può essere ancora più dannoso. Nelle democrazie è proprio questo il problema cruciale, perché del terrorismo si è vittime, ma del suo uso politico si è complici.

L’attacco alle torri è stato usato da Bush per portare a compimento il disegno di fare dell’America il giudice e sovrano universale, al di sopra del diritto, dell’ONU, persino della Nato, e per indire la guerra globale. Se Bush attaccherà l’Irak (e lo farà), lo sapremo dalla CNN a cose fatte. Dalla guerra del Golfo (1990) sino ad oggi, gli USA hanno continuato a bombardare periodicamente l’IRAK senza alcun avallo internazionale e senza che i mass-media, sempre più asserviti all’Impero, si degnassero di farcelo sapere.

L’economia di guerra piace alla nuova amministrazione USA; consente di rimettere in marcia il mercato stagnante, pompando cifre faraoniche dallo Stato alle industrie militari e di fronteggiare così la recessione. Non ci resta perciò che prendere sempre più coscienza che esistono due mondi separati, quello dei ricchi i cui rappresentanti si sono riuniti a New York e quello dei poveri che si sono riuniti a Porto Alegre; il primo è centrato sull’individualismo, sulla produzione e sullo sviluppo del proprio benessere, mentre il secondo è centrato sulla condivisione dei beni primari in modo che tutti i popoli possano goderne. In un mio viaggio in USA avevo notato due particolari del benessere americano che mi erano parsi, tra gli altri, particolarmente assurdi. Parlo del ghiaccio di cui gli americani fanno un enorme uso (si parla di 2 kg pro capite al giorno) e dell’aria condizionata nei locali pubblici che d’estate abbassa la temperatura esterna anche di 15 gradi, obbligando gli utenti ad indossare indumenti adatti per non ammalarsi, cose che prevedono un enorme consumo di energia. Sono due esempi della dannosa stupidità del consumismo.

Gli americani però considerano il livello del benessere da loro raggiunto assolutamente irrinunciabile e sono determinati a difenderlo anche a costo di una guerra infinita, anche a costo di usare l’arma nucleare. Naturalmente Berlusconi è il miglior alleato di Bush, dopo il laburista(?) Blair e fa di tutto per far accettare agli USA il nostro “poderoso” aiuto militare in spregio all’articolo 11 della Costituzione. In attesa degli eventi l’Italia gioca alle carte e parla di calcio nei bar. Il guaio è, che essendo io non credente, non posso neppure dire “Dio ci salvi”! E poi Dio è dalla parte degli americani.

I buoni sono loro!

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EROI (2003)

Mai come oggi il mondo ha bisogno di santi e di eroi. Se ne fa un consumo enorme, la richiesta è continua. Il Papa attuale ha creato più santi lui di tutti i 264 Papi che lo hanno preceduto, sacrificando senza dubbio la qualità alla quantità, come certe santificazioni evidenziano (Pio IX , Papa anti italiano, antiebreo, anti tutto quanto sapesse di novità, Echevarria, capo dell’Opus Dei, antiebreo ed amico di dittatori ecc...).

Nel campo degli eroi, poi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Un tempo l’eroe per eccellenza era Enrico Toti che, in mancanza di munizioni, lanciava la sua stampella di amputato dalla trincea verso il nemico. Oggi ciò non potrebbe più succedere perché non si scavano più trincee (il nemico lo vedi solo sullo schermo radar) e perché i novelli Toti si sono fatti più prudenti, dovendo pagare il mutuo della casa (tengono famiglia). Perciò qualunque vittima di terroristi ha diritto alla patente di eroe, chiunque vada nelle zone calde del mondo magari per lucrare ottimi stipendi quali guardaspalle in organizzazioni che sfruttano la situazione locale (e venga catturato dai ribelli), ha diritto per se alla qualifica di “eroe”.

Intendiamoci, non ritengo né logico né scontato che queste persone vengano catturate ed uccise; spero sempre che ciò non succeda e, comunque sono solidale con le famiglie per il loro dolore, ma, per favore, non tiriamo in ballo l’eroismo che in questi casi non ha cittadinanza. Qualcuno vorrebbe che si facesse un’eccezione per l’ostaggio che prima del colpo fatale, sembra abbia detto ...ora vi faccio vedere come muore un italiano.... Ma, io mi chiedo, perché un italiano dovrebbe morire diversamente da un cambogiano, un norvegese, un rumeno? Perché è nato in Italia? Perché è più “civile”? Perché ha sentimenti più nobili? Perciò, grazie, ma facciamo a meno di santi e di eroi.

Ci bastano ed avanzano le persone che tentano di vivere onestamente nel mondo di oggi, che dedicano il tempo giusto ai figli ed alla famiglia, che aiutano chi soffre, chi ha avuto di meno dalla vita. Ci basta chi lotta per la giustizia e per una più equa distribuzione delle risorse mondiali, dell’energia, dell’acqua, chi rispetta la natura, chi è contro ogni razzismo. E se una persona così dovesse morire per difendere le sue idee, forse dentro di me lo potrei anche chiamare eroe, ma non lo strombazzerei in giro perché lui, certamente,non lo vorrebbe. Né i suoi cari. Lasciamo perciò che questa Italietta , avvilita ed impoverita da anni di Berlusconismo, definisca “eroe” Valentino Rossi perché guida alla vittoria (miliardaria) la sua Honda, nonostante una mano ferita.

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MORALE LAICA E MORALE CATTOLICA (2003)

Esiste una morale civile, laica,ed una morale cattolica? Si direbbe di si. Conosco persone molto osservanti che non perdono una funzione religiosa, sono piene di rispetto per quanto sa di fede, si muovono con estrema attenzione tra regole comportamentali e Comandamenti, ma che non sono altrettanto motivate ed attente quando si tratta di osservare e rispettare le regole imposte dalla Costituzione e dalle leggi che il popolo italiano liberamente si è dato ed in cui si riconosce. Ora, se esaminiamo la vita e le opere di alcuni santi ed il beneficio che queste portarono alla grandezza ed all’espansione del Cattolicesimo, potremo, anche da una visuale laica, comprendere la loro elevazione agli altari.

Purtroppo però, spostandoci a considerare gli aspetti per noi importantissimi del vivere civile, del rispetto dell’uomo, del cittadino inserito in una comunità multi etnica e multi religiosa, le cose cambiano. Cerchiamo perciò di esaminare, sia pure con estrema brevità, la vita di alcuni santi alla luce della doppia moralità. Santa Monica, per esempio, madre di Agostino,donna che deve la sua santità, probabilmente, alla devozione che dimostrò verso il suo Dio, verso la Chiesa, alla sollecitudine con cui cercò di frenare le intemperanze giovanili del figlio spingendolo verso la conversione. Fin qui nulla da eccepire, ma come conciliamo la sua fede con la decisione di allontanare la donna di Agostino e rispedirla in Africa affinchè il figlio fosse libero di sposare una donna di famiglia alto borghese? Sarebbe già grave così, ma c’è l’aggravante che tale allontanamento separò la madre dal suo bambino, figlio di Agostino, bambino che la povera Innominata non vide mai più.

Da un punto di vista laico la sua santità è incomprensibile. Stesso ragionamento per il grande Agostino. Nulla da dire, ovviamente , sulle sue intemperanze giovanili, superate, dal punto di vista della morale religiosa, dalla sua conversione. Poi, però, la sua misoginia e misogamia, al limite del fanatismo, causarono l’infelicità sessuale di milioni di coppie nell’arco di 1600 anni. Il suo considerare bestiale l’atto sessuale, non solo fuori dal matrimonio, ma anche nel suo ambito, quel demonizzare il piacere sessuale addossandogli la responsabilità di tramandare il peccato originale di generazione in generazione, hanno condannato l’essere umano ad una vita cupa, senza sorrisi, schiantata da laceranti sensi di colpa. Una persona così sarebbe giudicata molto duramente da qualsiasi consesso laico.

Facciamo ora un salto di molti secoli ed arriviamo al santo più longevo della storia, Pio IX, il Papa che dovette rinunciare al potere temporale. Fu il Papa del NO. No a tutte le conquiste politiche degli italiani , a tutte le conquiste costituzionali, no, addirittura, alle conquiste scientifiche. Pio IX condannò a morte alcuni suoi oppositori, tolse i diritti civili ai suoi sudditi ebrei, autorizzando, tra l’altro, il rapimento di bambini ebrei per battezzarli di nascosto, ripristinò la vergogna del ghetto, reintrodusse la censura sulla stampa, definì il Socialismo e le esperienze liberali terribili pestilenze, e condannò la libertà di coscienza. Alla luce di tutto ciò la sua beatificazione è una vera provocazione per lo Stato italiano, mentre è anche motivo di delusione per una gran massa di cattolici il fatto che sia stato beatificato in coppia con Giovanni XXIII, il Papa della speranza che con la sua enciclica Pacem in terris decretò la fine della guerra con il mondo e la cultura moderna, guerra che Pio IX aveva dichiarato con il Sillabo.

E veniamo a Escriva' de Balaguer, capo dell’Opus Dei. Escriva' è stato un uomo particolarmente ambizioso (sollecitò al suo amico Franco un titolo nobiliare) ed autorizzò il culto della propria personalità che arrivava a venerare per reliquie gli oggetti da lui usati. Escrivà fondò nel 1928 l’Opus Dei, la più potente delle massonerie cattoliche, una organizzazione che ha posizioni di comando nella finanziaria, nelle università, nelle professioni, che ha fatto da ponte per i ricchi tra il franchismo e la democrazia, che perseguì una politica di estrema destra. L’Opus Dei smantellò in Sud America la teologia della liberazione ed appoggiò i dittatori sanguinari in Cile ed Argentina. Uno dei suoi dirigenti, il Nunzio Pino Laghi, giocava a tennis con Massera, il capo dei torturatori di Pinochet.

Insomma, i cattolici sono costretti a venerare come Santo, il poco venerabile fondatore di un Istituto che ha avuto l’appellativo di Santa Mafia. Non si capisce, tra l’altro, che cosa spinga Papa Wojtyla ad elevare agli altari un numero spropositato di Santi. E’ evidente che , privilegiando la quantità, lo fa a scapito della qualità. Per quanto riguarda la doppia morale, penso che la gente debba innanzi tutto rispettare quella laica e le leggi dello Stato in cui vive. Se tali leggi non consentono ai cittadini di praticare il loro credo, o si tratta di uno Stato totalitario che impone i voleri di una oligarchia (e, in questo caso è lecito ribellarsi), oppure la stortura potrebbe essere nella religione. In Italia ospitiamo da sempre il centro della cattolicità. Ciò è stato per noi causa di gravi ritardi storici, politici, sociali, culturali. Abbiamo sempre avuto una chiesa predominante sullo Stato, troppa Chiesa in poco Stato. Sarebbe ora di dare una sterzata laica a questa deriva confessionale e di riappropriarci della dignità di essere cittadini italiani che si scelgono liberamente le loro regole di vita. Berlusconi permettendo.

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IL TACCHINO DI BUSH (2004)

Leggo una notizia minore, ma certamente emblematica.
Una tradizione americana vuole che il tacchino fornisca il cibo principale durante il Thanksgiving day (giorno del ringraziamento).

Una fattoria selezionata procura i migliori tacchini per il banchetto del Presidente, ed uno di questi, il più grosso, è la vittima predestinata. C’è, però, una tradizione nella tradizione che dà facoltà al Presidente di graziare il predestinato all’ultimo momento.
Il fortunato sarà sostituito da uno meno fortunato, e morirà tranquillamente di morte naturale.

Forse, conoscendo il soggetto, avrete già sospettato quale possa essere la notizia... Infatti l’usurpatore Bush, che, come Governatore della Texas, si era ben guardato di approfittare della facoltà di graziare anche uno solo delle decine di condannati a morte del suo Stato, e ciò allo scopo di mostrare all’elettorato conservatore la granicità dei suoi attributi, dinnanzi al tacchino ha finalmente addolcito la sua inflessibilità e lo ha graziato.

Bravo George, meglio tardi che mai!

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AGOSTINO (2004)

Siamo ancora intontiti dal giubilo incontenibile dei responsabili del municipio XIII° per la nomina di Sant’ Agostino a Patrono di Ostia. Sembra quasi una gara per assicurarsi il merito di aver fornito alle nuove generazioni grandi progetti educativi e formativi alla luce di tanto esempio, mentre i mass-media locali si cimentano in sperticate lodi pubblicando biografie edulcorate e giudizi agiografici sulla vita del Santo.

Sembrano diventati tutti esperti di filosofia, storia, teologia e che abbiano divorate intere biblioteche allo scopo di motivare e di avvalorare i loro entusiasmi. In realtà, delle due l’una: o non si sono sprecati più di tanto a documentarsi, o sono in malafede. Agostino fu certamente un grande filosofo, una persona di eccezionale intelligenza, un Dottore della Chiesa tra i più importanti, ma le cose che lasciano forti dubbi riguardano la sua vita privata, la sua misoginia e misogamia che, se confinate in un clan famigliare, avrebbero avuto conseguenze modeste, ma, data l’enorme risonanza delle sue parole e delle sue opere, influenzarono e condizionarono tutto il mondo conosciuto.

Purtroppo Agostino aveva una sensualità che gli riusciva difficilissimo controllare. A 17 anni aveva una amante cui era molto attaccato e da cui ebbe un figlio, Adeodato. Quando, in cerca di una migliore sistemazione, si trasferì dall’Africa a Roma e poi a Milano, portò con se la madre Monica, la sua donna ed il figlio.

Monica, però, non era contenta della relazione del figlio, per il quale aveva progettato il matrimonio con una donna della buona società, e fece in modo che la compagna di Agostino venisse rimandata in Africa, mentre il figlio venne trattenuto a Roma. La povera madre non rivide mai più il figlio; di lei non si conosce neppure il nome perché questo non venne mai pronunciato in pubblico. Monica trovò poi la moglie giusta per lui, ma purtroppo era troppo giovane e non avrebbe potuto sposarsi prima di due anni. Agostino non poteva attendere tanto, e si prese un’altra amante.

Quando, dopo molte vicissitudini, venne la conversione, Agostino capì che le donne erano un ostacolo tra lui e Dio, e da questa convinzione iniziò la sua avversione per il sesso femminile. Per la donna, da allora, non vi fu più posto nel cattolicesimo, se non, ovviamente, come fattrice. Agostino al proposito dice: ..”le donne non hanno energie spirituali sufficienti per resistere alle passioni”…. e, basandosi sulle sue teorie, nel Medio Evo ci si chiedeva se la donna avesse un’anima.

Il piacere sessuale, ossessione di Agostino, era per lui una cosa immonda. Fuori dal matrimonio tutto era peccato mortale, ma anche nel matrimonio il concupire la propria moglie era peccato. Arrivò, tra l’altro, a stabilire che è stato il rapporto sessuale ed, in particolare, il piacere sessuale, a tramandare il peccato originale di generazione in generazione. Per lui, l’attaccamento del neonato al seno materno era già peccato e, per non provare piacere ad assumere cibi e bevande, le salava esageratamente in modo da renderle disgustose.

Purtroppo questo fanatismo ha condizionato la vita di una sessantina di generazioni nell’arco di 1600 anni, causandone l’infelicità ed avvelenandone i rapporti di amore. Nessuna persona nella storia è mai riuscita, sino ai giorni nostri, ad avere tanta influenza sui comportamenti umani e per così lungo tempo. E’ vero che, se nel cattolicesimo l’infelicità sessuale fu molto più profonda che in qualsiasi altra religione, se in esso il peccato sessuale non fu solo”un” peccato, ma “il”peccato, la colpa non può essere ascritta al solo Agostino, ma anche al clima religioso dell’epoca, ad Ambrogio,a Girolamo; non vi è dubbio, però, che la responsabilità maggiore, rimane quella di Agostino.

Alla luce di queste considerazioni, credo che le nostre Istituzioni dovrebbero essere molto più prudenti, molto più “laiche” nell’assumere a simbolo pubblico, additandolo all’ammirazione dei giovani, un’icona che sarebbe bene lasciare, nel bene e nel male, a totale lustro della Chiesa.

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UNO SPETTACOLO MEDIATICO
(i funerali di Papa Wojtila, 2004)

E’ stato il più grande spettacolo mediatico di tutti i tempi. Una regia perfetta, da grande potenza, grande nel cercare e creare il consenso, grande nell’organizzazione, potente nella profusione dei mezzi. Tre settimane, dalla morte di un Papa alla elezione del suo successore, caratterizzate da un’isteria collettiva che non ha risparmiato nessuno, bambini, giovani, vecchi, uomini, donne, colti, credenti e non credenti, stranieri, ricchi e poveri. Gente che, normalmente non sopporta di fare la coda, ha passato decine di ore incolonnata di giorno, di notte, al freddo, al caldo, disidratata, pur di far scattare il lampo del telefonino e di immortalare l’evento. C’ero anch’io. Persone che non avrebbero potuto dir nulla del Papa né nel bene, né nel male perché nulla sapevano (a prescindere dai bombardamenti mediatici), ma che urlavano come invasati...santo subito...

Una dozzina di canali televisivi contemporaneamente partecipi dell’evento per decine di ore di programmazione in totale spregio della pluralità dell’informazione. La laicità dello Stato ancora calpestata. Ogni cittadino italiano tassato per pagare le spese dei caccia e delle batterie dei missili pronte ad intervenire, oltre alle migliaia di agenti che pattugliano la città, cittadini che già pagano, anche se atei, gli insegnanti della religione cattolica, cittadini che pensano di dare l’8 per mille allo Stato, ma che vengono ingannati perché la metà di quell’8 per mille andrà comunque ad enti religiosi. Quello che più stupisce è la partecipazione massiccia ed acritica delle donne, partecipazione volta ad avallare e ad esaltare una religione in cui la donna, dai tempi di Agostino in poi non ha mai contato nulla, ma è stata tollerata solo come indispensabile fattrice. Oh, quella interminabile sfilata di zuccotti rossi su vecchi crani in cui albergano solo idee conservatrici, mille miglia lontane sia da Cristo, sia dalle aspettative di un mondo giovane che non diventerà mai vecchio perché morirà di AIDS o di stenti nelle baraccopoli africane o latino-americane!

E’ stato il funerale più mondanamente spettacolare che si sia mai visto. Una messa in scena faraonica che alla fine è sfociata nella scelta meno coraggiosa che si potesse fare: un Papa Ratzinger settantottenne che promette di essere un altro Woitjla senza però il suo carisma, un Papa che non farà alcuna concessione alle istanze di rinnovamento, un Papa che, negli ultimi vent’anni è stato a capo della Congregazione per la dottrina della Fede, ossia l’organizzazione Vaticana che ha sostituito l’Inquisizione, un Papa che sbarrerà ancora di più le porte del Vaticano al sorriso di una donna.

IPOCRISIA 2 (2005)

Dicono che Bush, durante uno dei suoi quotidiani appuntamenti con Dio, gli abbia chiesto, tra lacrimoso ed incredulo: ma perché tanti ci odiano?. E’ lo stesso stupore di gran parte degli occidentali di fronte agli attacchi dei kamikaze... ma come, noi siamo i buoni, gli portiamo pace e democrazia, e loro cercano di ucciderci!.

Penso che sarebbe molto più comprensibile lo stupore di chi si chiedesse perché queste persone non riescano a vedere nelle azioni dei kamikaze, qualcosa di più sensato della semplice follia alimentata dal fanatismo religioso, magari una disperazione inascoltata, una rabbia impotente di fronte alla volgare esibizione del nostro benessere, agli sprechi della nostra società opulenta, alla rapina petrolifera attuata nelle loro terre, alla disseminazione nei loro territori di valanghe di mine antiuomo che continueranno ad uccidere per decenni, al nostro sfruttare ed inquinare una terra ed un’aria in cui vivono anche loro, allo scaricare i rifiuti tossici del nostro benessere nelle povere nazioni africane.

Stiamo trascinando il Terzo Mondo verso la fine e ci stupiamo del loro odio?

Sarebbe ora che smettessimo almeno di aggiungere al nostro dissennato egoismo, la beffa della nostra ipocrisia.

Vedi anche il post
IPOCRISIA 1 (1991)

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TECNOLOGIA (2005)

Viviamo in tempi di esasperazione tecnologica. Oggetti e congegni che servono solo per rendere sempre più facile la vita quotidiana dell’uomo benestante, vengono spacciati come conquiste irrinunciabili. Le case ne sono piene sino al ridicolo, i venditori di automobili magnificano automatismi costosi ed inutili tesi ad evitare la minima fatica fisica al guidatore, i telefonini sono ormai piccoli computers, fanno fotografie, fotocopie, misurano la pressione; non fanno ancora il caffè, ma si stanno attrezzando per farlo.

Si moltiplicano fantasiosi gadgets consumatori di energia e le strade sono piene di mostruosi fuoristrada che fanno a chi consuma di più al km. per andare dal bar al supermercato. Siamo talmente superficiali ed ignoranti da non sapere (o ipocriti da far finta di non sapere) che sono già iniziate le guerre del futuro, quelle per l’energia e quelle per l’acqua. Il minus habens Bush ha portato l’America (e l’occidente), in guerra con una nazione che è una delle più grandi produttrici di petrolio, ed ha già nel mirino l’Iran.

Sembra che tutti giochino a nascondersi una verità inconfutabile, e cioè l’Occidente ,che detiene l’87% delle ricchezze mondiali, si è tutto avvolto nella coperta energetica per cui il resto del mondo riesce a coprirsi si e no i piedi. Ora il 40% del mondo (Cina+ India), pretende di aumentare il suo benessere, e di consumare, non dico quanto noi, ma certo più di prima. Però per coprirsi, oltre ai piedi, anche un po’ di gambe, dovrebbero scoprire un po’ le nostre spalle, perché la coperta non è estensibile. Noi, invece, non ne vogliamo sapere (lo ha detto Bush…il benessere dell’America non è negoziabile), per cui il primo secolo del 2000 sarà costellato da continue guerre e da terrorismi di ogni tipo.

Ma noi, imperterriti, non rinunceremo mai a cucinarci una bistecca mandando un impulso con l’ennesimo telecomando, al forno di casa, per cui, da persone coerenti quali siamo, arriveremo fino all’olocausto nucleare. Non sono un nemico della tecnologia in se, ma del suo uso. Infatti la tecnologia è importantissima se finalizzata alla ricerca per debellare il cancro, l’aids, le malattie del corpo e della mente, alla ricerca di nuove sementi e tecniche culturali per la fame del mondo, se applicata alla distribuzione dell’acqua a tutta l’umanità, se, in altre parole, è amica di tutti gli uomini e non lavora solo per le inutili raffinatezze di un’elite di ricchi.

Come diceva Gandhi, la Terra ha abbastanza per le necessità di tutti, ma non per l’avidità di pochi.

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MONDO 2050 (2006)

Il WWF ha lanciato, attraverso il living planet report 2006, l’ultimo allarme sulla vivibilità del nostro Pianeta nei prossimi anni ed ha fissato nel 2050 il termine entro il quale la Terra non potrà più sopportare la presenza dell’uomo.

Nel 1984 la Terra ha raggiunto il limite della sua capacità di sostenerci. Da allora noi consumiamo le risorse naturali (terra fertile, acqua, foreste, specie animali ) più velocemente di quanto si rigenerino. La domanda di risorse naturali da parte delle attività umane si è triplicata tra il 1961 ed il 2003, mentre le nostre emissioni di CO2 sono cresciute di nove volte nello stesso periodo di tempo.

Ciò comporta come conseguenza che nel 2050 ci vorrebbe un altro pianeta da cui ricavare le risorse ed in cui stivare i rifiuti del nostro benessere, CO2 nell’atmosfera compreso.
Basterebbe però che i due miliardi tra cinesi ed indiani (senza contare il Sud America e l’Africa), pretendessero anche loro, in tempi brevi, una macchina a famiglia, il frigorifero, condizionatore e riscaldamento perché il mondo diventasse invivibile assai prima di quella scadenza.

Provate a dir loro che queste cose non le possono avere perché altrimenti noi dovremmo diminuire drasticamente il nostro benessere (si sa, la coperta è corta) e che abbiamo già inquinato abbastanza noi perché possano aggiungere i loro fumi alla camera a gas...
Queste cose in parte già si sapevano, il peggioramento della qualità di vita era sotto gli occhi di tutti, ma, come tutte le cose che richiedono interventi tempestivi, pesanti, impopolari, epocali, vengono ignorate ed i passeggeri ricchi del Titanic-Mondo hanno continuato a ballare e ad occuparsi del proprio orticello, a comprare seconde case e SUV.

E’ incredibile che nemmeno tra le persone più acculturate si faccia strada la necessità, privata e collettiva, di dare una sterzata al nostro standard di vita per lasciare alle future generazioni, non dico un mondo appetibile, ma almeno la sopravvivenza. Siamo così attaccati ai nostri privilegi da condannare i nostri nipoti a vivere in un mondo invivibile in cui non ci sarà la solidarietà e la condivisione, ma solo la lotta per la sopravvivenza.

Alcuni di noi hanno capito e vivono di poco, risparmiano acqua, energia, carburanti, elettrodomestici, pensano due volte a far figli, si accontentano di macchine di cilindrata modesta di una casa piccola, vanno in bicicletta od a piedi tutte le volte che ciò è possibile, riciclano di tutto, usano i mezzi pubblici, ma si chiedono anche se questo stile di vita di pochi lungimiranti possa portare risultati a livello planetario. Ovviamente no, almeno sino a quando questi comportamenti non diventino di massa e sino a quando Comuni, Regioni, Province, Governi, Stati, ONU, non ne facciano il loro problema.

Guardate la situazione ebraico-palestinese. Ebrei e Palestinesi vivono in un territorio angusto. Dovendoci convivere, devono trovare un modus vivendi , non hanno alternative. Sino ad ora, però, interessi ed egoismi non hanno consentito che ciò avvenisse e così continuano a scannarsi, tipo… tu uccidi due dei miei ed io uccido quattro dei tuoi, tu uccidi otto dei miei ed io uccido sedici dei tuoi ecc...

A livello planetario siamo nella stessa situazione.
Sappiamo di dover fare qualcosa prima che sia troppo tardi (ed è già troppo tardi), ma il nostro egoismo continua a rimandare la soluzione, e così Berlusconi continua a prendersela con Prodi perché vuol far pagare più tasse al ricchi, Bush continua a far morire i suoi marines in Irak, i governi continuano a non poter fare, per poter sopravvivere, scelte coraggiose, e, ovviamente, impopolari, i Comuni continuano ( a parole) a propagandare la raccolta differenziata dei rifiuti per poi buttare tutti nella stessa discarica , magari abusiva.

Io, personalmente, cerco di incidere sull’ambiente il meno possibile, anche se so di espormi al ridicolo; questa però, non è, per me solo una scelta di vita, ma è anche un sistema per selezionare gli amici. Infatti mi sento a disagio nelle case di 300 mq ed oltre che ospitano nel garage macchine prestigiose e potenti e grondano lusso e spreco. Abbiamo organi sensitivi troppo diversi.

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DISCORSO TARDIVO SULLA DONNA (2009)

Perché tardivo? Perché dovrebbe essere fatto in età meno avanzata, quando si ha ancora vita davanti per parlarne, discuterne, farlo entrare poco alla volta nel proprio DNA ed in quello di altri, della società, delle istituzioni. Alla mia età diventa più un’ammissione di responsabilità , uno “scusatemi, ho sbagliato”, onesto, forse, ma tardivo. Poco efficace, dunque.

Nel mio caso invoco l’ignoranza, l’essere stato emarginato per questioni belliche (ero ragazzo negli anni ’40), vivevo in un luogo isolato fuori da una grande città, facevo trenta km. al giorno in bicicletta per andare a scuola, sovente riparandomi in un fosso durante i bombardamenti e ritrovandomi il resto della giornata in una casa isolata, senza compagnie da frequentare ed avendo rari contatti con persone che non volevano o non erano in grado di rispondere alle mie domande. Le donne erano per me mia Madre e mia sorella.

Per me il sesso è rimasto un mistero per anni; sapevo, ovviamente che le donne facevano i figli, ma ignoravo tutto della catena che porta al concepimento ed alla nascita. In casa aveva scatenato la mia curiosità un libro sul sesso scritto da un prete e tenuto, con altri, sotto chiave da mio Padre, libro in cui si leggeva che chi si masturbava perdeva, in rapida successione, denti, capelli, vista, e poteva anche uccidere preso da improvviso raptus. Questa lettura (di notte al lume di candela) ovviamente mi ha solo terrorizzato. Verso i 17 anni, ho cominciato a baciare qualche ragazzetta, ma la conoscenza biblica della donna è avvenuta solo a 19 anni in una squallida casa di tolleranza. Da allora e per alcuni anni ho vissuto di amori mercenari, ho cioè usato le donne come fa, orgogliosamente,il nostro attuale Presidente del Consiglio, che le considera al livello di latrine in cui convogliare la sua devastante potenza sessuale. Sono cioè diventato un utilizzatore finale, per usare l’espressione di un sub umano avvocato dei tempi attuali.

Dai 19 ai 24 anni ho avuto anche rapporti con ragazze che baciavo appassionatamente per ore ed ore, senza tentare nessun altro tipo di approccio perché quelle cose si facevano solo con le professioniste. Chissà che noia per quelle povere ragazze oggetto delle mie effusioni! Non sono mai stato violento con le donne, ma non credo di essermi sforzato più di tanto per capirle, per farle star bene con me, per aiutarle a star bene con se stesse. Non ho mai avuto la boria e l’arroganza di chi porta i soldi a casa e pensa, per questo, di aver esaurito il proprio compito in famiglia, né ho mai esercitato violenze fisiche, verbali o psicologiche nei loro confronti. Sono stato, come dice Amleto, passabilmente onesto, eppure potrei accusarmi di tali errori ed omissioni che meglio sarebbe stato...

Ora mi scopro, quasi ottantenne, pieno di ammirazione per la donna, per questo mistero così vicino e nello stesso tempo così lontano da noi maschi, ammirazione per la sua grazia, la dolcezza,la paziente dedizione, la capacità di lavoro, nell’assunzione di responsabilità, per l’intelligenza e l’abnegazione nelle scelte importanti. La donna è grande quando è se stessa, quando non scimmiotta l’uomo nei suoi errori, ma quando con il suo comportamento mette davanti agli occhi dei maschi lo specchio delle loro meschinità. Purtroppo ci sono donne che non hanno l’orgoglio della loro diversità, che riempiono San Pietro per esprimere la loro fede in una religione maschilista come quella cattolica nella cui gerarchia la donna non ha mai contato nulla, o madonna o puttana, semplice fattrice di uomini, bruciata sul rogo come strega e come tentatrice di uomini.

Ci sono donne irreducibili fans di Berlusconi, il quale le considera come sappiamo, ci sono donne che portano orgogliosamente il burka imposto dagli uomini, ci sono donne che si martirizzano il corpo con la chirurgia plastica per gonfiarsi labbra e seni, per ridurre, per aumentare, per essere come gli uomini le vogliono per la loro libidine (che gli uomini chiamano amore). Quanta più dignità in quell’attrice che, a chi era incaricato di truccarla per nascondere le rughe, disse: non toccate le mie rughe: c’è voluto tanto tempo e tante sofferenze per farmele venire.... Molte donne, quindi, hanno ancora molta strada da fare, ma sono strutturate per farla meglio e più rapidamente degli uomini quella strada. Sono certo che con più donne in politica, nei punti chiave della vita pubblica, nelle amministrazioni, nella cultura, ci sarebbero meno guerre, meno mafia, meno leggi ad personam, più giustizia, più fantasia, più fondi per la scuola e la ricerca, per asili ed ospedali, meno fondi per gli armamenti, meno forbice tra ricchezza e povertà. Spero in un ulteriore sforzo della donna, alla quale chiediamo già tanto, per rendere migliori il marito, il compagno, l’amico, il fratello, il padre, il figlio.

In un mondo popolato di vere donne non ci sarebbe posto per un Fabrizio Corona, un Previti, un dell’Utri, un Briatore, un Berlusconi. La moglie di quest’ultimo, pur essendo immensamente migliore di lui, ha sopportato per decine di anni quest’ometto di folle presunzione e di grande aridità umana perché, evidentemente, ne aveva un suo tornaconto. Questo ometto non può avere vicino vere donne, come non può avere veri amici. Basta leggere il Dizionario filosofico di Voltaire alla voce amicizia per capire che Berlusconi può avere solo soci, faziosi, cortigiani, subalterni, e donne che non rendono onore al loro sesso. Spero perciò di vivere ancora un po’ per vedere le donne cacciare l’utilizzatore finale che ci comanda e che ha livellato drammaticamente in basso, con i suoi mass media, la cultura, i gusti, le scelte degli italiani. Spero che le donne facciano quello che agli uomini non è riuscito e cioè dare speranze alle nuove generazioni di poter vivere in una societa' più sana, più giusta, più umana. Ci salveranno le donne?

scritti dal 2010 in poi